Ricordando Mario Giulio Leone, l’avvocato degli anarchici
Alla fine di agosto è morto Mario Giulio Leone. A 78 anni dopo una lunga malattia.
Lo vogliamo ricordare perché per gli anarchici bolognesi Leone è stata una figura di riferimento per 50 anni.
Lo incontrammo le prime volte dopo il ’69 perché seguiva da vicino Roberto Mander (uno degli accusati della Strage di Stato) incarcerato a Bologna. Roberto e Mario Giulio non si conoscevano ma il tramite era Alfonso Fantazzini (Libero) che con Leone aveva già un solido rapporto di stima, amicizia e collaborazione. Sì perché, intanto, il nostro seguiva la vita carceraria di Horst (figlio di Libero).
Per tutti gli anni ’70 Mario Giulio ha difeso nei processi alcune centinaia di anarchici bolognesi, avendo contemporaneamente un ruolo “nazionale”: per esempio la trattativa per il rilascio degli ostaggi che Horst aveva preso per proteggersi nell’evasione, poi finita con la sua cattura dopo che le squadre speciali lo avevano crivellato di colpi fino a ridurlo in fin di vita. Per i più giovani quelle vicende possono essere rivissute nel film “Ormai è fatta”.
Il sodalizio con Libero durò fino alla morte di quest’ultimo. Non c’era occasione nella quale Libero si esponeva alle ritorsioni della polizia che non vedesse Mario Giulio al suo fianco. Mitica fu l’occupazione della torre degli Asinelli da parte di Libero e Elio nei giorni in cui si svolgeva la mobilitazione nazionale a sostegno di Giovanni Marini; Leone era lì accanto alle compagne ed ai compagni che distribuivano il foglio quotidiano che in quelle settimane veniva edito dal movimento anarchico.
Fu il legale della famiglia di Francesco Lorusso; fu nel collegio legale a fianco delle famiglie delle vittime della strage alla scuola Salvemini di Casalecchio; fu strenuo difensore di un nostro compagno vittima delle squadrette della questura di Bologna nelle quali militavano i fratelli Savi (quelli della Uno Bianca). Oltre che aver difeso centinaia di anarchiche ed anarchici era famoso in città per essere “l’avvocato degli zingari”.
Mario Giulio Leone era un vero liberale; uno di quei liberali che sanno distinguere le ingiustizie ed i soprusi; con gli anni era diventato decisamente libertario, quasi anarchico; le vicende della vita gli avevano fatto cogliere a pieno le contraddizioni dell’utopia liberale e di uno stato che si faceva, giorno dopo giorno, sempre più autoritario.
Una delegazione di anarchici bolognesi lo ha accompagnato nell’ultimo viaggio con la storica bandiera della Federazione Anarchica Bolognese; quella bandiera che Mario Giulio conosceva bene essendo stata la bandiera di Libero e Maria.
L’unico vessillo a quei funerali ben apprezzato soprattutto dalla famiglia e dalle persone a lui più vicine.
Come ha riportato in cronaca il Resto del Carlino, uno dei compagni, che tra l’altro lui aveva salvato dal carcere in occasione di scontri con la polizia nel corso di una manifestazione antifascista, ha detto:
«Gli anarchici non sono soliti esibire bandiere o stendardi ma in quest’occasione la Federazione Anarchica Bolognese ha voluto portare qui i propri colori per salutare il nostro compagno e difensore Mario Giulio Leone».
I compagni e le compagne del Circolo Anarchico C. Berneri di Bologna