Solidarietà con i compagni bielorussi colpiti dalla repressione

In Bielorussia il governo Lukašenko prepara il “clima” per le prossime elezioni di dicembre: come già accadde in prossimità delle elezioni governative del 2001 e del 2006 si assiste  a un aumento considerevole della repressione del dissenso. Principali bersagli: attivisti sociali, anarchici, ecologisti, antifascisti.
Dal 3 settembre una sequela di arresti, perquisizioni e sequestri in diverse città bielorusse tenta di cucire la bocca al paese. Circa un centinaio di attivisti sono passati attraverso “chiacchierate”, interrogatori del KGB, perquisizioni delle proprie abitazioni ed arresti. Sono stati fermati anche coloro che semplicemente comparivano in una rubrica telefonica. Approfittando di una legge che consente di tenere delle persone in stato di arresto per 3 giorni consecutivi senza formulare un’accusa, le autorità hanno provveduto a ri-arrestare alcuni attivisti ogni 3 giorni, ogni volta in qualità di sospettati per casi diversi.
Durante gli interrogatori sono stati picchiati, minacciati di venire espulsi dai luoghi di studio, sottoposti a pressioni psicologiche ed è stato loro impedito persino di incontrare i parenti.
Il pretesto dei primi arresti è stato il lancio di due molotov contro l’ambasciata russa a Minsk avvenuto il 30 agosto e rivendicato da un sedicente, nonché sconosciuto, gruppo anarchico. Pochi giorni dopo è corsa voce di un attacco dello stesso gruppo ad un penitenziario, smentita persino dal direttore stesso della struttura.
Ad oggi rimangono in carcere 2 compagni.
Aliaksandar Frantskievic ha dovuto attendere il 20 settembre per essere formalmente accusato dell’attacco alla stazione di polizia di Soligorsk, gli viene impedito di incontrare la madre finché non rilascera’ ”testimonianze/confessioni”.
Solo un mese dopo l’arresto, l’1 ottobre, Mikalaj Dziadok è stato formalmente accusato di aver partecipato alle proteste del 19 settembre 2009 contro le esercitazioni militari congiunte russo-bielorusse. Deve rispondere di un’imputazione di teppismo, reato che può arrivare ad una pena di 6 anni.

Siamo di fronte alle solite montature e strumentalizzazioni dello stato, volte a giustificare una stretta repressiva indiscriminata.
Davanti a tensioni sociali crescenti, in Bielorussia come altrove, la risposta dello stato è sempre la stessa: violenta e dittatoriale.

I compagni e i familiari dei detenuti hanno indetto dal 14 al 20 ottobre una settimana di mobilitazione e solidarietà internazionale.
Rispondiamo all’appello esprimendo la nostra solidarietà a tutti gli anarchici, antiautoritari, attivisti sociali arrestati.
Per la scarcerazione immediata dei compagni ancora in carcere e la cessazione della repressione.

CONTRO OGNI GALERA
PER LA RIVOLUZIONE SOCIALE