Oltre le convenzioni
Abbiamo letto e apprezzato il comunicato dell'8 dicembre scorso stilato
dall'assemblea dello Spazio Pubblico Autogestito XM24 di Bologna.
A queste compagne e compagni va la nostra solidarietà ed il nostro
sostegno nella loro – che è anche la nostra – lotta, come a quante e
quanti altri ancora devono confliggere con la volontà normalizzatrice
delle istituzioni.
Ancora minacce a LàBas di via Orfeo; pochi mesi fa lo sgombero di
Bartleby; le pressioni su Atlantide. Il sindaco e i suoi funzionari non
si arrestano.
Facciamo nostro l'appello di XM24 affinché in città si apra un dibattito
e, soprattutto, un'iniziativa di tutto il movimento che si riconosce
nelle pratiche e nei valori dell'autogestione, per andare oltre la
politica delle convenzioni con tutte le loro code di burocrazia, di
ricatti e di divieti.
L'occasione di un comitato cittadino “... per la promozione e la tutela
delle esperienze sociali autogestite ...” è un'occasione che non serve
solo a dare appoggio all'esperienza di via Fioravanti ma che può, se
fatta propria dall'intero movimento, chiudere il tavolo delle carote
(con la dichiarata minaccia del bastone) al quale l'amministrazione
chiama a sedersi una ad una le realtà autogestite cittadine. Una ad una
facendo bene attenzione a che non si possano formare aggregazioni
solidali.
Non è accettabile che gli spazi che si autogestiscono, che non gravano
in nulla sulle casse pubbliche, che praticano l'autocostruzione e
l'autorecupero, che producono socialità e una reale solidarietà (dai
mercatini, alle scuole, alle mense), non è accettabile che queste realtà
debbano passare ogni due - tre anni sotto le forche caudine dei rinnovi
di convenzioni che, il più delle volte, si traducono in proposte di
gentrificazione sotto minaccia di sgombero.
Dobbiamo mettere in campo una vertenza cittadina che punti al
riconoscimento di queste esperienze come quei beni comuni che devono
essere salvaguardati da tutta la collettività e che non possono in
nessuna maniera ed in nessun caso essere sottoposti alle regole del
mercato.
La pretesa amministrativa che questi spazi siano patrimonio dell'ente
(quindi non della collettività, quindi da mettere a valore) è il
preludio alla loro mercificazione.
L'obiettivo da perseguire è l'assegnazione permanente degli spazi che le
lotte hanno liberato dalla speculazione e dall'abbandono. Chissà com'è
che ogni occupazione che recupera all'uso sociale aree che sono dismesse
diventa un problema di ordine pubblico? E che queste aree riemergono
dall'oblio solo a causa del fatto che i collettivi occupanti le
rimettono in sesto e le rendono nuovamente funzionali?
Per noi è evidente: i padroni del tondino e del mattone, i loro
funzionari pubblici non tollerano che qualcuno possa mettere in
discussione le loro trame, le loro mire che volgono sempre alla
speculazione ed alla devastazione del territorio.
Così come ci è evidente che nella normalizzazione per mezzo dei
minuziosi protocolli delle convenzioni passa un tentativo di fissare le
norme, i limiti, i confini dentro i quali le nostre pratiche sono
tollerate e, nel momento che le tolleriamo, avalliamo la repressione di
quante e quanti oltrepassano questi confini.
Facciamo nostro l'appello a che tutto il movimento assuma l'impegno a
riaprire il fronte di lotta affinché la pratica delle convenzioni sia un
triste ricordo.
L'autogestione non può essere costretta. L'autogestione è pratica di
libertà, di eguaglianza e di solidarietà.
L'assemblea delle compagne e dei compagni del
circolo anarchico Camillo Berneri di Bologna
qui il comunicato di XM24