Sulla festa del Sindacato Autonomo di Polizia (SAP) all’Antoniano il 6 gennaio
Il SAP, Sindacato Autonomo di Polizia, invita Matteo Salvini a presenziare al loro tradizionale festeggiamento del giorno della Befana, ospitato, si dice, da più di vent’anni dai frati dell’Antoniano: torna la Befana della violenza poliziesca!
Che male c’è nel far campagna elettorale distribuendo regali per far felici i bambini, figli di aderenti a quel sindacato, corporativo e reazionario, fedele alla destra postfascista e neofascista? Il SAP ha da sempre gestito una macchina del consenso che ha garantito e continua a garantire pieno appoggio a politici della destra locale e nazionale: non a caso ospite d’eccezione al primo congresso del sindacato fu un certo Giorgio Almirante. Grande spalla della destra xenofoba nella costruzione artificiale dell’emergenza sicurezza, il SAP si è sempre distinto nelle azioni di repressione del dissenso, da Napoli a Genova, dai NoTAV ai NoTAP, dal caso di Federico Aldrovandi a quello di Stefano Cucchi.
Le affermazioni di Gianni Tonelli, ex segretario SAP e attuale deputato leghista eletto proprio in Emilia-Romagna, su Federico e Stefano, così come la sua posizione sull’introduzione del reato di tortura considerata “una vera e propria legge contro la polizia, nonché un regalo ai delinquenti”, non lasciano dubbi sulla matrice autoritaria ed eversiva del sindacato. “Se disprezzi la tua salute ne paghi le conseguenze”, fu il commento di Tonelli alla vicenda Cucchi, mentre Il congresso nazionale del SAP, con Tonelli in prima fila, applaudì con una standing ovation i colleghi coinvolti nell’uccisione di Federico Aldrovandi.
Ora i frati francescani dell’Antoniano dichiarano di non gradire la presenza di Matteo Salvini nei loro locali visto che essi sono contrari ai vergognosi “Decreti sicurezza” voluti dal leader leghista.
Ma i frati francescani dell’Antoniano, se oggi dicono di non essere al corrente della presenza di Salvini, altrettanto non possono dire della natura del SAP, nota fin dalle sue origini. Ci chiediamo come possano coniugare i loro “valori guida”, “rispetto, solidarietà, condivisione e fraternità” (così almeno si legge sui loro documenti), con l’ospitalità a chi giustifica e attua violenze in nome di una legalità a servizio sempre e comunque del più forte.
Da molto tempo in Italia assistiamo a una fascistizzazione e una violenza crescente da parte delle istituzioni poliziesche e repressive che continuano a provocare un numero rilevante di morti e feriti solo per estro sadico e omicida. Non ci sono stati solo Aldrovandi e Cucchi, ma Marcello Lonzi, Riccardo Rasman, Aldo Bianzino, Giuseppe Turrisi, Stefano Brunetti, Niki Aprile Gatti, Manuel Eliantonio, Giuseppe Uva, Stefano Frapporti, Francesco Mastrogiovanni, Simone La Penna, Bledar Vukaj e tanti altri. I morti sono solo la punta dell’iceberg di un modo di fare che resta sommerso e invisibile dietro i muri delle questure e delle carceri.
Chiediamo pertanto ai frati dell’Antoniano di non vendere per trenta denari il sangue di questi poveri cristi uccisi dal potere e di non ospitare mai più le iniziative “benefiche” di coloro che fanno l’apologia della violenza istituzionale contro gli ultimi.
Nodo sociale antifascista