Centri di Identificazione ed Espulsione = lager

Colpevoli di voler fuggire da territori sfruttati e depredati ad uso e consumo del ricco occidente.
La legge del capitale muove milioni di uomini e donne; costretti a disumani tragitti per vendere corpi e dignità ai padroni locali nelle aziende del nord Italia sotto il ricatto leghista, nel latifondo del sud sotto il sole armato.
Sfruttati, ricattati e infine giudicati: questa la misera fine.
Il C.I.E. È un non luogo per non persone. All’interno di questo lager moderno, non troppo differente dai campi di concentramento, avvengono quotidianamente violenze: stupri, pestaggi, intimidazioni, torture psico-fisiche. Come nel 1938 con l’introduzione delle leggi razziali, anche oggi viene sanzionata una condizione dell’essere umano (clandestinità, povertà, precarietà, nazionalità d’origine) e non un atto.
Invitiamo gli uomini e le donne a riconsiderare l’orizzonte sociale di fronte ai loro occhi. Ogni nostra scelta deve essere coerente con un sensibilità umana che non ripromuova gli stessi orrori del passato.
A chi ci vuole alle urne il 28 e 29 marzo rispondiamo con le mobilitazioni in piazza, le urla e le lotte di chi non si arrende.
A chi pensa che il problema sia solo Berlusconi e la cricca di politici corrotti del nostro paese ricordiamo che a creare i C.I.E. furono tutti i partiti oggi presenti in cabina elettorale. A chi parla di schede bianche e astensionismo passivo proponiamo una vera presa di coscienza del reale ed un impegno concreto nell’orribile presente.
Senza rendercene conto dietro a quelle mura ci siamo anche noi. Non possiamo essere liberi fino a quando l’ultimo degli uomini sarà schiavo. Infrangiamo il presente! Distruggiamo muri, confini e frontiere. Solidali con i detenuti e le detenute nei C.I.E., con tutti i migranti, con tutti gli sfruttati.

In solidarity with immigrants fighting back
En solidarité avec les emmigrés en lutte

Nei C.I.E. si stupra!

Nell’agosto del 2009 è entrata in vigore la legge che estende da due a sei mesi la reclusione nei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE). A seguito di questo ennesimo inasprimento legislativo, ci sono state varie rivolte di immigrati e immigrate rinchiuse in questi lager.
Una sera dei primi di agosto 2009 Vittorio Addesso, ispettore capo del CIE di Milano, cerca di violentare Joy, una donna nigeriana, nella sua cella. Grazie all’aiuto di Hellen, sua compagna di reclusione, Joy riesce a difendersi. Qualche settimana dopo nel Cie scoppia una rivolta contro le condizioni disumane di reclusione. In quell’occasione Joy, Hellen, Priscilla, Debby e Florence, tutte donne nigeriane, vengono ammanettate, portate in una stanza senza telecamere, fatte inginocchiare e picchiate violentemente. In seguito alla rivolta, a Milano si è svolto un processo contro 14 donne e uomini migranti, tra cui Joy e le altre. Durante una delle prime udienze, quando in aula entra Addesso per testimoniare, le/i migranti processate denunciano pubblicamente gli abusi quotidiani da parte di quell’ispettore-capo e Joy trova il coraggio di raccontare del tentato stupro subito.
Dopo aver scontato la condanna di 6 mesi per la rivolta di via Corelli, queste donne sono state nuovamente sbattute dentro i Cie di Modena, Roma e Torino.
Solidali con le donne e gli antirazzisti che hanno sostenuto la mobilitazione a favore di Joy, Hellen. Priscilla, Debby e Florence, continuiamo la lotta per la chiusura dei CIE e l’abrogazione di tutte le leggi razziste.

Anarchici ma ancora prima esseri umani
Circolo anarchico C. Berneri

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