Al fianco di Emilio
Quando, in seguito all’aggressione spietata contro il csa Dordoni da parte di un nutrito gruppo di fascisti, che ha portato un compagno, Emilio, in coma, è stata chiamata la manifestazione del 24 gennaio, è stato un sentimento condiviso quello di andare a Cremona per ribadire i principi dell’antifascismo e la nostra solidarietà.
Era chiaro che si sarebbe potuti arrivare a chiudere materialmente la sede di Casapound, tollerata fino ad allora da tutte le istituzioni che ora si permettono di distinguere fra un antifascismo “buono”, passivo, legale e puramente formale, e un “non-antifascismo” – come lo chiamano loro – fatto di pratiche quotidiane e militanza attiva. Consci di quello che facevamo, siamo sempre rimasti solidali e compatti con il resto del corteo, che ha scelto di gridare ad alta voce “siamo tutti black bloc!”.
Del resto, l’idea dello scontro, l’aveva già la polizia, che nei giorni prima aveva terrorizzato i commercianti del centro: ma i negozi, a parte la chiusura forzata, non hanno ricevuto alcun danno dalla manifestazione.
Spia di questo atteggiamento bellicoso delle forze dell’ordine è stato il fatto che la questura di Bologna, su imbeccata dei colleghi lombardi, ha fatto pressioni sulla Saca Bus, che doveva fornire il pullman per lo spostamento di Nodo Sociale Antifascista e tutte le altre realtà che si sono mosse con esso. Il trasporto è stato annullato all’ultimo momento e ci ha costretto a cercare una soluzione in extremis.
Gli intenti delle forze repressive si sono avverati quando, senza alcuna motivazione, la polizia ha lanciato una quantità tale di lacrimogeni CS da rendere totalmente invivibile il centro di Cremona, colpendo indistintamente tutti i/le manifestanti e gli abitanti.
Non ci impressioniamo per qualche banca danneggiata, come hanno fatto media e benpensanti.
La nostra preoccupazione sono le condizioni di salute del compagno Emilio che è ancora in coma, anche se in lento miglioramento.
Chi guarda il dito delle vetrine incrinate piuttosto che la luna di un uomo quasi ucciso a sprangate e calci per il solo fatto di essere antifascista, lascia intendere che di quest’ultimo non gli importa poi molto.
Eravamo e saremo al fianco di Emilio, del Dordoni e di tutti gli antifascisti e le antifasciste.
Chiudere tutte le sedi fasciste.
Circolo Anarchico Berneri