10-18 ottobre Meeting internazionale anarchico del Mediterraneo (Atene). Documento di sintesi

Alcuni compagni che hanno partecipato al meeting anarchico del Mediterraneo che si è tenuto a Creta in ottobre http://3gefires.org/en/mediterranean-anarchist-meeting hanno riportato questo importante documento che rappresenta la sintesi delle volontà che si sono lì confrontate:

Cos’ha da dire l’anarchismo oggi?

La pratica e la teoria anarchiche, sono un anacronismo nella società contemporanea? Sono capaci di dare risposte effettive alle domande del nostro tempo? Perché oggigiorno qualcuno dovrebbe volere l’anarchismo?
Prima di tutto, mettiamo in chiaro il fatto che, quando parliamo di anarchismo, intendiamo l’accoppiata fra la struttura concettuale fondata nel 19esimo secolo e nei periodi successivi -e rinnovatasi da allora- e la sua applicazione sia nelle lotte contro lo sfruttamento che nelle strutture che prefiguravano un futuro senza esso.
L’interazione dell’anarchismo con la società reale gli ha permesso di perpetuarsi e rinnovarsi, e pertanto modificare sia le pratiche che i concetti che lo aiutassero nel suo rapporto con la realtà.
Soprattutto, l’anarchismo propone un’organizzazione sociale.
La sua caratteristica principale è il rifiuto delle gerarchie stabilite e di ogni tipo di discriminazione, nonché distinguere la differenza fra coloro che pianificano e prendono le decisioni in ogni campo (politico, sociale ed economico) e coloro che le subiscono e le eseguono.
Sostenendo le Comunità come le cellule basilari della società, l’anarchismo propone un modello di organizzazione costitutiva che corrisponde alle domande dei nostri tempi.
In altre parole, un modello che consenta alle persone di decidere del proprio destino, di decidere esse stesse in merito all’andamento del loro paese, lontano da ogni élite, vicina o lontana.
Per noi è ovvio che i modelli di Stato -nazionale o sovranazionale- e l’economia di mercato, i due supposti pilastri portanti della società di oggi, hanno fallito. Essi hanno creato povertà, guerra, alienazione.
Per di più, oggigiorno sperimentiamo una situazione dove la politica (l’abilità delle persone di controllare i beni collettivi) è stata completamente soggiogata dalla tecnocrazia.
L’unica via per invertire questa realtà è la decentralizzazione politica, il conflitto con i meccanismi statali, l’emersione di una sfera civica a-statale nella quale le persone siano appartenenti alle comunità e alle regioni.
Esse, a loro volta, saranno capaci di ridefinire il contenuto e gli obbiettivi dell’economia, secondo i bisogni delle comunità e non di quelle dei mercati e del capitale.
Democrazia diretta, confederalismo, economia comunitarizzata, comunismo libertario ed ecologia sociale -che riconosce come la crisi ambientale sia diretta conseguenza del modello capitalista e che dunque può essere risolta solo causando una rottura con lo stesso- sono componenti della proposta anarchica.
Non dobbiamo dimenticarci dell’internazionalismo, come una condizione essenziale per ogni forma di confederalismo, oltre le identità etniche, razziali o religiose. Identità che il confederalismo non nega, ma supera.
E non in teoria, attraverso carte costituzionali, ma nella pratica, grazie all’organizzazione costitutiva che propone ed al modello antropologico che produce.
Sono tutte visioni utopiche di qualche pensatore? Affatto. Sono tutte risposte alle sfide contemporanee e soprattutto soluzioni pratiche in corso di attuazione mentre parliamo, da persone mobilitate in diversi angoli del globo.
Il successo e l’atemporalità dell’anarchismo si trovano precisamente nel fatto che è riuscito a superare i suoi limiti di corrente politica.
Fin dall’emergere del movimento anti-globalizzazione, e anche dopo, l’anarchismo è stato presente in tutte le proteste e costituisce gran parte delle soggettività politiche che da esse scaturiscono.
Dalle moderne municipalità autonome Zapatiste agli esperimenti del confederalismo democratico nell’area Kurda, dalla presa delle piazze cittadine in Europa e negli Stati Uniti alle assemblee di quartiere in Argentina e Grecia, dai luoghi di lavoro autorganizzati alle fabbriche occupate, alle lotte per la difesa della casa e dell’ambiente, dalle capitali alle azioni per l’accesso gratuito ai trasporti e alla sanità, ovunque le persone si stanno organizzando orizzontalmente, in comunità che rispettano i termini della democrazia diretta, che lottano e creano esempi competitivi.
Queste persone non solo prefigurano il futuro che vogliono raggiungere, ma ci permettono inoltre di sperimentare nel tempo presente, anche se temporaneamente e frammentariamente. Esse, lontane dall’essere anarchiche e senza agire necessariamente nel nome della bandiera rossonera, agiscono in modo anarchico.
Niente ci potrebbe far plaudere di più.

Gruppo dei Comunisti Libertari di Atene